La vita quotidiana nella Roma Antica

Ha scritto Alessia Niccolucci, il

Tocador_de_una_matrona_romana_Juan_Giménez_MartínVITA QUOTIDIANA NELL’ANTICA ROMA
Roma nei primi secoli dopo Cristo (prima della crisi e del trasferimento della corte imperiale) era una città dalle mille facce: frenetica e pantofolaia, austera e tollerante, nobile e corrotta, sobria e gaudente. Popolata da quasi un milione e mezzo di abitanti (non solo Romani, ma anche Galli, Iberi, Africani, Greci, Siriani, Egizi, Ebrei, Cilici, Traci, Sarmati, Germani, Etiopi) viveva gli stessi contrasti di una moderna megalopoli: i monumenti pubblici e le grandi dimore private sorgevano in mezzo ad un mare di casupole erette senza una pianta e un criterio urbanistico precisi, affacciate su strade anguste e maleodoranti, gremite e chiassose di giorno ma semideserte e pericolose di notte.
La più vera espressione della vita nell’Urbe, della sua ricchezza e della sua esuberan-za, erano gli spazi pubblici: i fori e i templi. Le grandiose piazze che sorgevano al centro della città (fora) erano non solo la sede del governo e della giustizia, ma anche i luoghi dove si concludevano gli af-fari, si acquistavano merci,e generi alimentari, si incontravano amici, s discuteva, si partecipava a ceri-monie e manifestazioni.
Accanto alle piazze sorgevano basiliche, imponenti edifici con decine di ambienti, dove venivano tenuti comizi, letture, processi ma anche dove trovavano riparo migliaia di nullatenenti. E poi i templi, dai quali le divinità pagane dominavano e tutelavano quella che all’epoca era la più popolosa metropoli della terra.
Ma che aspetto aveva la gente che animava le strade di Roma? La risposta ci viene da una cittadina alle pendici del Vesuvio, Pompei, sepolta con tutti i suoi 20 mila abitanti dalla eruzione del 76d.C. Dall’analisi degli affreschi e dei resti delle persone decedute nella catastrofe, sappiamo che gli uomini erano alti in media 1,66 metri e le donne 1,54. I primi pesavano intorno ai 65 kg, le seconde circa 49,risultato di una dieta prevalentemente vegetariana. L’età media era appena di 40 anni. Anche per questo ci si sposava molto giovani, a 13-14 anni. Ogni coppia aveva solitamente 2 o 3 figli e un anziano da mantenere. Solo i ragazzini portavano i capelli lunghi, ma neppure la calvizie era ben vista. La barba era concessa sola-mente ai filosofi, fin quando l’imperatore Adriano non la fece diventare di moda. Le donne facevano ampio uso di fondotinta ( fatto con carbonato di piombo, una sostanza tossica), rossetti (di gesso rosso o alghe purpuree), ombretto( polvere di malachite o fuliggine) e profumi. Andavano molto anche i capelli posticci di colore biondo, acquistati dalle popolazioni del nord

antica-grecia-strada
La maggior parte degli abitanti di Roma viveva ammassata in grossi caseggiati aventi dai tre ai cinque
piani, sviluppatisi nella parte bassa dellacittà. Queste costruzioni erano dette insulae, termine che richiama i nostri “isolati”. Le insulaeerano gli edifici più alti della città, veri e propri grattacieli, alcuni in
legno, altri in muratura. Per dare un’idea di luminosità, molto spesso le pareti esterne erano ricoperte di
intonaco bianco. Augusto aveva stabilito che la loro altezza non potesse superare i 21 metri e qualche secolo dopo Adriano(117-138), intervenendo con una nuova legge, impose un limite massimo di 18 metri; tuttavia questi li-
miti non vennero quasi mai rispettati.

Presso i Romani, il concetto di famiglia non indicava l’insieme di persone legate da un rapporto di stretta parentela e affinità (padre, madre, figli…), ma aveva un significato più esteso, comprendente uomini (liberi e schiavi), animali e cose materiali, uniti da tradizioni religiose proprie e soggetti al potere assoluto di un patriarca, il pater familias, a cui veniva riconosciuto, anche quando furono istituitiorganismi superiori, il potere di vita e di morte (vitae necisque) su ogni membro della famiglia stessa. Perlungo tempo la famiglia romana mantenne questa sua configurazione di vero e proprio microrganismo politico, costituito su base gentilizia, compatto e autonomo di fronte allo stato.Alla morte del pater familiasi figli liberi potevano formare nuove famiglie, divenendo a loro volta patres familias; tuttavia ragioni di carattere politico ed economico imponevano di riconoscere nel più anziano dei fratelli il nuovo pater familias,così da mantenere compatta tutta la forza dell’aggregato e uniti tutti i beni patrimoniali. L’unione di più familiae costituiva una gens; le gentes(la tradizione ne conta trecento) possono essere considerate federazioni di famiglie che si riconoscevano oriunde dal medesimo capostipite.
La famiglia romana era caratterizzata da un estremo rigore morale: rifiutava la poligamia, condanna il celibato e l’adulterio e riteneva supremo dovere e norma morale la procreazione dei figli e la continuitdella stirpe.
Il pater familiasamministrava il patrimonio familiare, rappresentava la famiglia nei rapporti con la co munità, offriva sacrifici agli spiriti degli antenati, i Penati (protettori della famiglia) e i Lari (gli antenati che vegliavano sulla famiglia e sui suoi beni). Esercitava la sua autorità sulle varie categorie di persone a lui soggette sotto tre forme contemplate dal diritto pubblico: la patria potestas (sui figli), la dominica potestas (sui servi e sui sottoposti) ed infine la manus, diritto quest’ultimo, esercitato sulla moglie.

Interessante il testo di Alberto Angela: “Una giornata nell’antica Roma”.
https://profcorbo.files.wordpress.com/2013/07/alberto-angela-una-giornata-nellantica-roma.pdf

Divertente infine il sito del Comune di Roma che permette con una telecamera virtuale di “spiare” gli antichi romani confrontandoli con i moderni.
http://www.capitolium.org/ita/virtuale/vita.htm

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Alessia Niccolucci Sono una scrittrice e un'insegnante
Scrivo romanzi, poesie, articoli da sempre e insegno a Roma. Ma considero la mia casa la Toscana da dove provengo. Vorrei dire di più ma è già tutto sul mio sito.
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