Le Coincidenze non esistono

Ha scritto Alessia Niccolucci, il

coincidenze-nella-vitaJung diceva che se sappiamo osservare in silenzio, il nostro destino si affaccia e ci suggerisce cosa fare. E lo stesso Sherlock Holmes del resto, diceva che le coincidenze non esistono.
Quelle che sembrano coincidenze casuali possono essere lette come simboli, segnali di quello che devi fare nella tua esistenza per essere te stesso: se te ne accorgi, la vita cambia.

Vi racconto un fatto molto strano, una serie di coincidenze che mi ha colpito e mi ha fatto riflettere. Tutto è iniziato da un sogno, l’immagine di un cane bianco, riscoperta poi in un quadro, un quadro riportato su una rivista d’arte aperta per caso. Un cane accompagnava Diana, la Dea della caccia. Lo stesso giorno un cane mi corre veloce incontro, sembrava un attacco, invece si blocca e ci guardiamo. La proprietaria lo chiama urlando: “Diana”! Potrebbero sembrare tutte solo coincidenze, eppure da quando mi sono successe quelle cose presto più attenzione ai segni, a quel che accade attorno a me.

Qualcuno la può chiamare magia; qualcuno parla di angeli; qualcun altro delle anime dei nostri cari che ci hanno lasciato ma continuano a provvedere ai nostri bisogni o ad aiutarci. Qualcuno Dio; qualcuno destino.
Ma certo la vita non si esaurisce in quello che i nostri soli sensi percepiscono, né i legami con le persone e il mondo intorno a noi. Sbagliamo strada, troviamo la strada.
Un’amica un giorno mi disse che la porta del Paradiso e quella stretta, intendendo che se nel percorso trovi tanti ostacoli significa che la strada è quella giusta.

Che cos’è la sincronicità? Secondo Carl Gustav Jung si tratta della “coincidenza temporale di due o più eventi non legati da un rapporto causale, che hanno uno stesso o un analogo contenuto significativo”. Nell’immagine onirica di un cane, di un quadro, di una dea accanto al medesimo animale e infine di un vero e proprio cane che temevo potesse aggredirmi e che invece si blocca a guardarmi e in tutti gli eventi, onirici e reali, compare un nome: Diana. Nel periodo esistenziale di questi eventi stavo lottando con me stessa per prendere una decisione importante per la mia vita: fare dei cambiamenti importanti nella mia vita e nel mio lavoro. Temevo di non essere all’altezza di un nuovo incarico, ma evidentemente una parte di me sapeva di esserlo: la dea Diana. Diana è sinonimo di Artemide, dea della natura selvaggia, e quindi “nume tutelare” della nostra parte animale, selvatica, che è la sola in grado di sapere cosa fa davvero per noi. Le immagini oniriche e quelle reali incontrate stavano suggerendo, tramite il simbolo Diana-Artemide, di lanciarsi senza paura nella nuova avventura della mia vita.

Quanti di noi hanno avuto esperienze simili? Sarebbe bellissimo condividerle.

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Alessia Niccolucci Sono una scrittrice e un'insegnante
Scrivo romanzi, poesie, articoli da sempre e insegno a Roma. Ma considero la mia casa la Toscana da dove provengo. Vorrei dire di più ma è già tutto sul mio sito.
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