Nel nome di lei: l’autrice intervistata in Svezia

Ha scritto Alessia Niccolucci, il

di Guido Zeccola
da italienarem.com
luglio 2011

Alessia Niccolucci una nuova scrittrice italiana:
www.italienaren.com

E per chi ha sogni nel cassetto: come posso scrivere un libro.

Nel nome di lei è il tuo ultimo romanzo. La prosa è piena di fantasia, ricca, e tu non sembri prediligere l’io narrante di molti tentativi di romanzo contemporanei. È anche un libro di viaggi , quasi un taccuino ma dove chi scrive annota la ”cerca” (nella sua accezione medievale) più che delle impressioni di viaggio…
La “cerca” è quella della mia generazione: se dovessi dare un genere a questo romanzo direi che è un fantasy-generazionale, e questo spiega una ricerca distesa per il mondo, di se stessi dei 6 personaggi-narratori. Viaggio fuori e viaggio dentro che è nella cultura dei nati come me tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70. Il mito si perde in mille sentieri che i 6 cercano insieme faticosamente di ricostruire. La meta è naturalmente la riedificazione di un modello umano e sociale che sfuggendo al materialismo contemporaneo ritrovi nella stato di natura la sua integrità. 6 persone vere in una storia magica, irreale, che pure risponde al senso di smarrimento della realtà in cui oggi ci troviamo ad esistere. Ci sono “6 io” che narrano, poiché plurima è la percezione dell’io, e l’umanità si riflette in uno specchio in frantumi, rinnegate le radici, le fedi, le storie di tutti in nome di un progresso che non ha restituito nulla a nessuno, perdendoci.

I tuoi scritti hanno un tema ricorrente: la donna. Una donna che poi diventa ”molte” donne. vuoi narrare al femminile oppure vuoi raccontare il femminile?
Cerco il femminile. Narrare al femminile non mi piace poiché in letteratura s’intende solo un certo tipo di scrittura o di tematiche aperte solo alle donne. Cerco di raccontare la realtà come fa una donna: ossia, le donne parlando e raccontando si chiariscono pensieri ed idee, si chiariscono a se stesse. Proporre un femminile come lo intendo io, ossia una donna cosciente del suo ruolo sociale, civile, culturale e naturale prima che della forza di attrazione che genera o meno sull’altro sesso. Modificandosi i meccanismi sociali, centrare se stesse sulla ricerca di un compagno è limitante per noi, per loro e per la società.

Nel tuo romanzo mi sembra a tratti di scorgere una predisposizione pedagogica. Tuttavia c’è sempre qualcosa che accade e ne mette in questione la sostanza. È una concessione al postmodernismo?
Certamente l’essere anche un’insegnante influenza molto il mio modo di pormi verso il “giovane lettore”- ogni giovane lettore- come d’altro canto, l’essere anche un’insegnante mi porta ad avere poca fiducia nel risultato finale, poiché le generazioni più giovani o le meno evolute culturalmente sono certo preda di quei simulacri mediatici dietro cui si nasconde il nulla, attraverso i quali si educa anzi, ad un soddisfacimento immediato e materiale degli istinti piuttosto che non alla evoluzione spirituale e intellettuale che è il centro della dignità di un essere umano compiuto. Direi quindi, che mio malgrado la risposta è sì.

Quello che ricorre frequentemente in Nel nome di lei è la tua capacità di raccontare una storia dentro un’altra storia, la capacità di svelare particolari che, a prima vista, sembrano non importanti o addirittura invisibili. Tuttavia questi particolari, questi frammenti realtà o di sogno, ad un certo punto si aprono e aprendosi si dilatano fino a diventare il senso della storia stessa. È come una folgorazione, una conversione miracolosa…
Ritengo imprescindibile la vita spirituale da quella materiale: a qualunque fede si decida o meno di appartenere ogni individuo è parte di una energia naturale che lo accompagna e incide sulla sua salute, sul suo percorso di vita. Non vorrei apparire New Age, né una mistica, ma certo queste due vie non mi sono state estranee e fanno parte del mio modo di intendere il reale. Ritorna nella prosa la mia visione della realtà che ti dicevo prima: l’idea dell’immagine riflessa in uno specchio in frantumi che deve essere ricomposto e che acquista un nuovo senso solo alla fine del percorso. La vita, le vite che viviamo in ogni vita sono così: acquistano senso solo alla fine, quando ogni particolare combacia con il tutto.

Io credo che ciascuno di noi scrittori abbia dei punti di riferimento letterari o estetici ai quali a volte rivolgersi. Quali sono i tuoi?
La formazione classica è parte integrante del mio modo di scrivere e di intendere il “bello” in letteratura: un bello che impressioni, piaccia, insegni, diverta, modifichi, generi reazioni e perché no, soccorra. Dante, Austen, Kerouac, Dickens, Stendhal, Virgilio,; ma anche la letteratura popolare e quella dei fumetti che sintetizza questa realtà casalinga delle città, e Warhol, Toulouse-Lautrec e Baudelaire. Sono attratta da tutto ciò che riesce a comunicare la verità facendotene innamorare. In fondo la cultura latina -e mi riferisco al mondo romano antico – pone nella parola “studium” il doppio significato di amore e di faticosa applicazione alla conoscenza. E qui sono le mie radici, innegabilmente. Ogni parola è una formula magica in potenza: ecco il senso della formazione classica e quindi delle mie scelte espressive, ad esempio.

Mi rendo conto che è difficile per una scrittrice, che di abitudine racconta se stessa attraverso i suoi personaggi, cominciare a raccontare di se stessa per i lettori svedesi. Tuttavia vorrei porti questa domanda banale: Chi è Alessia?
Io non so se sia vero per tutti gli scrittori, per me certo è così: ossia ogni romanzo parla un po’ di me. E’ stato per la trilogia in cui affondo la penna nelle mie radici generazionali ed è così in Nel Nome di Lei. Ma parlo di me come “tipo umano”, come “cavia della vita” che si mette in gioco sapendo che ha dinnanzi un pubblico di persone che stanno vivendo la stessa esperienza con risultati e consapevolezze di volta in volta differenti. Il confronto tra la mia lezione e quella di chi legge è il vero risultato dello scambio. Non credo che vi sia differenza reale tra uomini che vivano e provengano da mondi e culture diverse: credo che l’esperienza umana sia comune e che l’esser nati in una regione o un’altra conceda strumenti diversi -più o meno validi- per affrontarne il percorso. Io vi offro i miei e accolgo con piacere di incontrarne di nuovi, simili o dissimili da quelli che io mi sono trovata a dover usare per arrivare sino a voi.

Ultima domanda, riguarda i tuoi progetti, stai per caso scrivendo un nuovo romanzo?
Ad esser sincera sto scrivendo un racconto giallo: o meglio, mi sto sperimentando in un tipo di temi, linguaggi e argomenti che dal trash del reale sperano di trarre fuori del buono da riciclare. Se poi si trasformerà in un romanzo, al momento, non lo so ancora.

Leggi anche: Baudelaire e Benjamin

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Alessia Niccolucci Sono una scrittrice e un'insegnante
Scrivo romanzi, poesie, articoli da sempre e insegno a Roma. Ma considero la mia casa la Toscana da dove provengo. Vorrei dire di più ma è già tutto sul mio sito.
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