Buon 2014!

Ha scritto Alessia Niccolucci, il

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STORIA DEL CAPODANNO
Fu Giulio Cesare, nel 46 a.c., a creare il “calendario Giuliano” che stabiliva che l’anno nuovo iniziava il primo gennaio.
Il primo di gennaio i Romani usavano invitare a pranzo gli amici e scambiarsi il dono di un vaso bianco con miele, datteri e fichi, il tutto accompagnato da ramoscelli d’alloro, detti strenne come augurio di fortuna e felicità.
Nel Medioevo molti paesi europei usavano il Calendario Giuliano, ma vi era un’ampia varietà di date che indicavano il momento iniziale dell’anno .
Dal XII secolo fino al 1752 in Inghilterra e in Irlanda il capodanno si celebrava il 25 marzo (giorno dell’Incarnazione e usato a lungo anche a Pisa e in seguito a Firenze) mentre in Spagna fino all’inizio del Seicento il cambio dell’anno era il 25 dicembre, giorno della Natività. In Francia fino al 1564 il Capodanno veniva festeggiato nella domenica di Resurrezione , aVenezia (fino alla sua caduta, avvenuta nel 1797) era il 1º marzo mentre in Puglia, in Calabria e in Sardegna lo si festeggiava seguendo lo stile bizantino che lo indicava al 1º settembre, tant’è vero che in sardo settembre si traduce Caputanni (dal latino Caput anni).
Queste diversità locali (che, specialmente nel Sacro Romano Impero variavano spesso da città a città), continuarono anche dopo l’adozione del calendario gregoriano (dal nome di papa Gregorio XIII, che lo ideò nel 1582) nel 1691da parte di papa Innocenzo XII ,stabilendo così che l’anno dovesse cominciare il 1º gennaio, cioè secondo lo stile moderno o della Circoncisione. L’adozione universale del calendario gregoriano fece sì che anche la data del 1º gennaio come inizio dell’anno divenne infine comune.
Svariati regimi politici hanno istituito riforme del calendario di più o meno lunga durata. Una che cercava di riformare il calendario su basi astronomiche e razionali, fu quella adottata in Francia durante la Prima Repubblica, abbandonato poi durante il Primo Impero. Anche durante il periodo fascista in Italia il regime istituì il 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, come proprio capodanno, associato a una numerazione degli anni parallela a quella tradizionale contando come “Anno I dell’Era Fascista” il periodo tra il 28 ottobre 1922 e il 27 ottobre 1923, e gli altri a seguire. Questa modalità, utilizzata nel Regno d’Italia durante tutto il ventennio fascista, fu continuata dalla Repubblica Sociale Italiana, e abbandonata con la caduta di quest’ultima il 25 aprile 1945.
TRADIZIONI A TAVOLA
In tutto il mondo si festeggia il Capodanno: per ogni Paese esistono diverse usanze, pagane o religiose, per portare fortuna al nuovo anno che arriva, che hanno radici storiche molto antiche e radicate, anche se spesso sconosciute.
Uno dei riti più conosciuti in tutta Italia è quello di mangiare le lenticchie allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre. Questa usanza sembra che favorisca l’abbondanza e la ricchezza, già dell’epoca dei Romani. I legumi, infatti, sono considerati un cibo molto nutritivo, quindi l’affermazione della vita contro quella che sembra essere una fine che suscita paure ataviche. Inoltre essendo simili a monete, e capaci di gonfiarsi con la cottura, simboleggiano l’abbondanza, il denaro. Ogni lenticchia è una moneta, quindi più ne mangeremo e più soldi avremo.
Noi usiamo accompagnare le lenticchie con il cotechino o lo zampone. La carne di maiale è sicuramente tra le più nutrienti, proprio per questo, lo zampone e il cotechino sono divenute il simbolo dell’abbondanza. Mangiare queste due pietanze a capodanno promette un anno ricco e fortunato.
In tutto il mondo si festeggia il Capodanno: per ogni Paese esistono diverse usanze, pagane o religiose, per portare fortuna al nuovo anno che arriva, che hanno radici storiche molto antiche e radicate, anche se spesso sconosciute.
VECCHI CREDENZE DI CAPODANNO
Il primo dell’anno se uscite di casa non fatelo mai con le tasche vuote, ma con qualche soldo. L’usanza afferma che, così facendo, l’anno appena nato non sarà “magro”.
Mai negare un prestito di denaro chiesto a Capodanno: ” Il denaro prestato torna indietro centuplicato “.
LE MUTANDE ROSSE
La tradizione italiana segue anche l’usanza di vestire della biancheria intima rossa, o comunque qualcosa di rosso, la sera di Capodanno. Si tratta di un modo per attirare i buoni auspici per il nuovo anno.
Questa usanza ci viene da lontano nel tempo. Per gli antichi romani il il colore rosso era simbolo di sangue e guerra e lo indossavano per allontanare la paura.
Oggi è diventato un auspicio di fortuna per il nuovo anno.
TRADIZIONI LATINE
Un’altra tradizione, diffusa soprattutto in ambito contadino, è legata alle “calende”: si ritiene, infatti, che dal tempo che farà nei primi dodici giorni dell’anno si possa prevedere quello che farà nei dodici mesi. In alcune regioni, come il Friuli Venezia Giulia, si cerca una conferma estendendo l’osservazione ai successivi dodici giorni, ossia fino a San Paolo, facendo però riferimento ai corrispondenti dodici mesi in senso inverso. Delle calende si hanno testimonianze bizantine fin dal secolo X d.c.
L’AMORE A CAPODANNO
Un’altra tradizione ancora molto seguita è quella di baciarsi sotto il vischio in segno di buon auspicio. A mezzanotte, come brindisi speciale, il bacio sotto al vischio con la persona amata vi porterà amore per tutto l’anno. Il vischio è una pianta benaugurale che dona prolificità sia materiale che spirituale per i Druidi che lo usavano nei sacri cerimoniali e nelle celebrazioni di purificazione, mentre i Celti ritenevano che quest’arboscello nascesse dove era scesa una folgore e che una bevanda particolare composta di questa pianta fosse un potente elisir contro la sterilità.
Ma più bella di tutte è la tradizione scandinava. Nella loro mitologia
il vischio è la pianta sacra di Frigg, dea dell’amore, che, dopo che suo figlio Balder venne ucciso da una freccia di vischio, cominciò a piangere sul suo corpo, e mentre le sue lacrime si trasformavano nelle perle bianche del vischio, Balder tornò in vità; per la felicità, Frigg cominciò a baciare chiunque passasse sotto l’albero sul quale cresce il vischio. Di qui la credenza facendo sì che non potesse capitare mai nulla di male a tutti coloro che si fossero dati un bacio sotto un ramoscello di vischio.

Ancora Buon Anno a tutti voi: e mi raccomando, correte a leggere la mia “Gatta”, Viola Editrice.

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Alessia Niccolucci Sono una scrittrice e un'insegnante
Scrivo romanzi, poesie, articoli da sempre e insegno a Roma. Ma considero la mia casa la Toscana da dove provengo. Vorrei dire di più ma è già tutto sul mio sito.
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