Donne che parlavano con gli alberi

Donne in Paris Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, percepisce la verità. Essi non predicano dottrine e ricette, ma predicano, noncuranti del particolare, la legge primordiale della vita. (Hermann Hesse)

Genesi dell’opera

Su scrive per molte ragioni: per vendere, per essere ricordati, per far un dono di memoria e di saggezza e io ho scelto quest’ltima via: come si scrive un libro L’albero simbolicamente é la figura più diffusa in tutte le tradizioni religiose ed esoteriche: se solo si pensa che l’ albero é presente sui 3 Livelli (Cielo, Terra, Inferni) collegando con le sue radici la morte, la vita terrena con il tronco e la vita futura, quella spirituale, con le foglie.

Infatti, dall’immagine biblica dell’albero della vita alle parole di Alce Nero, il mistico Sioux che lo rappresenta al centro del cerchio del mondo, l’albero costituisce un’immagine universale e archetipica, un simbolo potente che vive e si moltiplica, nello spazio e nel tempo, in un’infinita varietà di forme. L’albero è l’essere connesso a due regni, il cielo e la terra, e da una parte rappresenta lo scambio e l’intima necessità di completamento, dall’altra, l’immagine di un percorso, inteso come processo di crescita e di evoluzione. Questa vitale mediazione fra mondi opposti, reca con sé l’aspirazione ad un cammino di crescita e di evoluzione: il tenero germoglio che, nutrito da una potenza sacra, diviene albero fino farsi asse del mondo, manifestandosi nel cosmo ed irradiandosi in ogni parte di esso, rappresentazione vivente del centro e della totalità.

Da questa riflessione è nato l’impulso di scrivere questa sorta di memoria storica al femminile che è il confronto con le mie ave, con mia nonna soprattutto, che nasceva dal senso di disagio della donna che oggi ero diventata: capire cosa avessi in comune con quella donna vestita di nero e perché mi sentissi più vicina a lei che non a mia madre o alle donne della rivoluzione sessantottina. Il disagio del confronto, il sentire lei, incolta e coatta in riti e costumi antichi e crudeli anche contro se stessa più forte di me mi sbalordiva. Così ho percorso il cammino storico, psicologico, emotivo e umano delle donne e in particolare delle mie ave, che poi possono essere le ave di tutta Italia, Europa persino. La prospettiva storica e l’indagine seguente, il materiale umano che più conoscevo mi indicava la via per trovare la donna di oggi, che non è venuta al mondo, ma è il prodotto del mondo. Solo che se ne è scordata, dimenticando, per cultura, per moda la sua radice e come ogni pianta, perdendone le energie. Proprio come era capitato a me. Offro questa saga a chi non ha conosciuto o non ricorda di chi è figlia, a chi ha perso la propria madre primordiale, la sua Eva.

E quindi, e la ricetta della felicità è nella pace e nell’appagamento noi donne e i nostri figli e i nostri compagni, non ne abbiamo. E la ragione non sta nell’economia, nella giovinezza e bellezza o nel successo personali. La ragione è che noi donne oggi, abbiamo perso la memoria storica, la memoria genetica-e quindi la coscienza- di ciò che siamo diventate, perché temiamo il confronto con le donne che ci hanno precedute e in cui non ci riconosciamo più. Esse non sembrano costituire per noi un modello vincente a noi tanto caro. Ecco che invece, dalla analisi storica e approfondita delle loro persone si scopre che non è così: che ben poche di loro, per quanto duro fosse il mondo per loro, moriva di depressione o di anoressia se il padre, la madre o la famiglia non le davano quel che le si doveva. La loro forza nasceva dalla coscienza di quale fosse il loro ruolo, non solo sociale, ma naturale della vita. Aiutate dal rapporto stretto con la natura, vegetale, animale e la natura stessa del corpo umano non avevano mai il senso di disagio che nasce dal sentirsi inutili o poco amate, poiché nessuna famiglia viveva senza di loro, giovani o vecchie che fossero.

Come un albero, che impara a essere per il mondo, la donna era così. La pressione della cultura e dei ruoli a cui le si costringeva, per quanto umilianti e castranti, non le piegava, ma anzi proprio dalla natura apprendevano che, come un albero si tramuta per affrontare le stagioni, anche per loro la forza era resistere per esistere. La tutela della vita era la loro funzione e in questo nessuno le poteva sostituire, anche volendo. Da una analisi storica e sociale approfondita delle donne della mia famiglia che fungono da modello per le donne di tutte le famiglie italiane ma non solo, recupero la radice della donna di oggi, trovandone la vena del disagio e la strada per la ricetta della felicità; come in ogni psicoterapia attraverso il recupero della memoria e delle strade percorse, dal confronto fra la donna di ieri, paragonata a quella di oggi, si riallacciano i ponti tra vecchio e nuovo, tra presente e probabile futuro riscoprendo così, il reale ruolo che oggi le donne devono avere nel mondo, per non snaturarsi più in modelli maschili che non le rappresentano e non le rendono felici.

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