Cattive mamme e bassa autostima

Ha scritto Alessia Niccolucci, il

genitoriCi sono mamme a cui non è mai andato bene niente di noi: i nostri fidanzati, i nostri amici, il nostro lavoro, e soprattutto il nostro carattere. Passano la vita a giudicare quello che facciamo. Ma la colpa è nostra che non ci siamo mai ribellati. Ancora oggi, che siamo adulti, quando andiamo da lei torniamo bambini e ci facciamo sgridare per delle sciocchezze. Ancora oggi quando viene a casa nostra si permette di giudicare tutto quello che vede, e non va mai bene niente. Sappiamo che ci vuole bene, ma ci sale una rabbia… Sono ormai anni che ci litighiamo. Ma ogni volta, poi, ci sentiamo peggio. Non smetterà mai? Non diventeremo mai grandi?

Quando una mamma (o un papà) ci sovrastano, il loro modello e i loro giudizi possono rendere complicato affermare se stessi; se spostiamo l’attenzione verso di noi allora l’approvazione altrui non sarà più un problema. “Io so sempre quello che voglio e se tu sei un perdente non è colpa mia, ma tua! Solo tu sei responsabile della tua fortuna. L’ insicurezza è da persone deboli, io non mi faccio fermare dai problemi, io li domino. Io sono un vincente. Io so cosa mi spetta e me lo prendo.” Abbiamo esagerato? Nessuno è così pieno di boria mascherata da autostima? Il troppo stroppia? Invece no: le persone che confondono l’ autostima con la quantità di volte in cui si pronuncia la parola “io” sono molte. E averle vicino – magari come genitore! – è un grande problema: possono diventare un modello ingombrante, un giudice inflessibile che avvelena l’esistenza.

Un po’ di insicurezza, quando si cresce e in generale nella vita, è necessaria: è lo “spazio vuoto” in cui sperimentiamo le mille “varianti” del nostro essere, per poi lasciare che la più naturale fiorisca da sola e si affermi rigogliosa. Ma per chi adora solo il proprio “io”, l’insicurezza è il peccato numero uno, la vergogna più grande. Chi cresce accanto a una persona simile è condannato a non potersi mai mostrare debole, cioè a dover sempre nascondere se stesso. E niente rende “insicuri dentro” come non poter mai mostrare chi si è davvero… Un simile “monumento vivente al proprio ego” finisce per fare ombra a tutti: affermarsi non potrà più essere quel naturale sviluppo delle proprie capacità e talenti, diventerà una gara a farsi dire bravo. E quel “bravo” non è mai abbastanza, ce ne vorrà sempre un altro, e un altro ancora. Così però l’effetto è l’opposto: solo tu sei la misura di te stesso, se un altro diventa il modello cui somigliare, hai già tagliato alla base le radici della tua autostima.

La Si può perdere l’autostima sia sottomettendosi per troppo tempo agli altri, sia cercando per troppo tempo di ribellarsi: sono tutte e due forme di dipendenza dal mondo esterno. In entrambi i casi ci si comporta come un pianeta che gira intorno al suo sole: possiamo immaginare, come in una fiaba, che voglia avvicinarsi il più possibile fino a coincidere ed essere come lui, oppure che voglia scappare dalla sua orbita e allontanarsi; di fatto non fa altro che girargli intorno. L’autostima, al contrario, è dipendere sì, ma dal proprio spazio interno, che è sempre sconosciuto e misterioso. Prova allora a seguire queste tre semplici regole.

La tua rabbia non è qualcosa da reprimere, né da sfogare. È una parte di te essenziale da ascoltare. Non vuole farti litigare, vuole spingerti su una strada più tua. Ed è un fuoco che brucia: questo vuol dire che c’è in te un sacco di carburante che puoi utilizzare. Di solito, quando sei con la persona che ti fa star male, sei combattuta tra due comportamenti: sbottare, rispondere male, replicare da una parte; trattenerti e lasciar correre dall’altra. Per una volta prova a non fare né una cosa né l’altra: quando ti manda in crisi fermati e inizia ad osservarla. Osservala come se tu fossi un’altra persona. Cosa sta facendo? Anche lei sta recitando il solito copione, la solita parte di quella che ha sempre ragione… Anche lei ha in mente un modello di madre che la sovrasta, e un modello di fi glia che le detta le azioni. Osserva tutto questo senza dare giudizi, e ascolta i riflessi che affiorano dentro di te.

Nella vita di tutti i giorni usa una bussola infallibile per distinguere i comportamenti in sintonia con te da quelli invece che nascono dall’essere “figlio di”: il senso di benessere che ti danno. Pensa a un’azione che devi fare: ti senti leggero o pesante? Sollevato o preoccupato? Respiri meglio? Il cuore batte più forte? Non importa se un’azione è bella o brutta, alla moda o no, se piacerebbe a tua mamma o ai tuoi amici oppure no. Se ascolti le indicazioni del corpo non puoi sbagliare.E ti accorgerai che è lei (o lui) a rubarti quell’energia che la fa sentire tanto più grande di te quanto si sente piccola di fronte alla loro vita.

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Alessia Niccolucci Sono una scrittrice e un'insegnante
Scrivo romanzi, poesie, articoli da sempre e insegno a Roma. Ma considero la mia casa la Toscana da dove provengo. Vorrei dire di più ma è già tutto sul mio sito.
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