C’erano giovani disoccupati in Italia

Ha scritto Alessia Niccolucci, il

giovani disoccupati
Fin da bambina ho fatto temi sui giovani e la disoccupazione. D’altro canto però, fin da bambina non sono mai stata brava con la matematica: mi piacevano le cose semplici e i giochi coi numeri, ma le operazioni con la virgola erano la mia condanna dei pomeriggi della mia infanzia. Eppure, al contrario dei temi come la disoccupazione o i giovani senza lavoro la matematica è rassicurante, poiché è basata sulla logica e quindi, se la rispetti arrivi sempre alla soluzione.
Tu rispetti la logica e la soluzione è certa.

Ripensandoci, potrei provare ad applicare il tema dei giovani e della disoccupazione alla logica della matematica e veder che ne esce, poiché da brava umanista procedo a naso e non per regole. Credo di riuscire a scoprire le cause, se non le soluzioni.

Vediamo: Luigino va al mercato e compra 3 mele, ma per comperare le mele ha bisogno di soldi e per avere i soldi deve lavorare e quindi ripartiamo dall’inizio.

Luigino deve andare a scuola, prendere un titolo di studio e poi cercarsi un lavoro. Poi lo manderemo al mercato. Ma per ora ci rivolgeremo alla madre di Luigino la quale ha viziato Luigino e vuole che abbia un buon posto di lavoro. Cosa lodevole, non c’è che dire!

Allora, finite le medie non a pieni voti – Luigino è un bravo ragazzino pieno di buone cose ma non è nato per passare le notti sui libri – la madre decide che deve andare al liceo, perché lì ci sono bravi ragazzi, i ragazzi li fanno studiare e poi non vuole che suo figlio finisca – come diceva ieri la on. Finocchiaro – a far il bidello! Ora che si può, perché non farlo studiare?

Luigino non ama studiare e il liceo non va tanto bene: la madre litiga coi professori, cambia scuola e prova in un altro liceo deve sembra che si aiutino i ragazzi. Questo meccanismo di fingere di prendere davvero una cosa comperando un’imitazione si chiama regolamentazione della dispersione scolastica. Privato forse, a pagamento dice, ma liceo. Luigino alla fine si diploma, ma se gli chedete cosa sia un teorema o un’opera crepuscolare vi risponde ridendo a voce alta! Si chiama diritto alla studio, dice.

Vi sono tante università: alcune toste, altre meno, altre private, altre che rilasciano titoli pieni di parole i cui esami sono guidati da tutor. Tutto rientra, come dicevamo, nel diritto alla studio.

i giovani e i grandi

Luigino è laureato in una qualche materia economica, o giuridica o umanistica, forse un po’ di nicchia ma dà accesso ai concorsi pubblici. Con lui altri 10.000 Luigini e qualche Marco ( che ha fatto studi regoari), come era un tempo, prima del 1975, vanno agli esami pubblici: si infilano anche un gruppetto sparuto di raccomandati, come avviene da sempre. Molti bocciati, quasi nessuno ammesso, come avvenne per un concorso in magistratura di un paio di anni fa, o per quello a presidi di un anno fa. Non passano nemmeno i raccomandati. Forse qualcuno, insieme a qualche Marco. I temi pieni di strafalcioni, i test rivelano ignoranza in materia costituzionale, storica e di cultura generale. Molti dei candidati non conoscevano le funzioni del Presidente della Repubblica, oltre all’uso del congiuntivo.

La disoccupazione aumenta, le scuole private si ingrassano come altri percorsi di studio annessi alle unversità regolari: e come la disoccupazione cresce l’analfabetismo di ritorno che svela come il 33% degli italiani nativi non sappia comprendere o formulare una frase complessa in italiano. E non legga se non quotidiani o riviste. Non sono analfabeti ma hanno disimparato, dimenticato quello che avevano, forse troppo superficialmente, appreso a scuola.

Luigino è bloccato: niente mercato, niente mele e niente di niente.

Se Luigino fosse nato negli anni 40 o 50 o anche 60 non avrebbe avuto problemi ad andare al mercato, poiché a costo di andar a fare il pane i soldi li avrebbe trovati: gravare sulla famiglia era una vergogna e ogni lavoro è la dignità di chi lo svolge. Ma nel 2000 la riforma della istruzione prevedeva che le scuole superiori promuovessero poiché la riforma delle università e le lauree brevi potessero esser via di istruzione per tutti: via libera ai corsi di laurea di ogni tipo, via libera, poiché il Italia nel 1995 ad esempio, solo il 5% degli iscritti al I anno di Lettere arrivava alla laurea e questo non era adeguato alle norme europee, più alte. Sdoganiamo il diploma, spezzettiamo gli esami all’università di Vattelapesca, diamo lavoro alla città che la ospita, e creiamo quarti di ingegneri, laureiamo in corsi della scienza babilonese, della comunicazione sumera, della legge assira e via che si va.Equipariamo le lauree del vecchio Magistero (ora dismesso per vergogna, credo) con quelle di Lettere per chi concorre alle cattedre, quelle in Psicologia a quelle di Scienze Politiche o Filosofia, quelle in Scienze Politiche a quelle in Giurisprudenza, ma sì! Viva la democrazia popolare, viva il qualunquismo, di Francia o di Spagna basta che se magna dicono a Roma! E aumentano i precari della scuola, aumentano, aumentano..

Intanto i nostri cervelli, scappano se cercano di andare ad insegnarci nelle università italiane, se tentano di far ricerca negli istituti scientifici poiché la logica è la medesima ed è economica: tutto a 25 euro!

Intanto Luigino va al mercato: forse anche 40 anni fa non avrebbe letto Baudelaire mentre andava, o avrebbe sbagliato il congiuntivo o forse no, ma certo avrebbe saputo chi era, e cosa stava facendo nel mondo da quando era nato. E io avrei risolto il mio problema su come riuscisse a far la spesa con i soldi che aveva con sé.

Ma Luigino è un giovane disoccupato ora che sogna un ufficio e una cravatta e non pensa che è l’uomo a far grande il lavoro e non viceversa.

1 Star2 Stars3 Stars4 Stars5 Stars (1 voti, media: 5,00 su 5)
Loading...

Ti piace? Condividi!

Alessia Niccolucci Sono una scrittrice e un'insegnante
Scrivo romanzi, poesie, articoli da sempre e insegno a Roma. Ma considero la mia casa la Toscana da dove provengo. Vorrei dire di più ma è già tutto sul mio sito.
Seguimi su Facebook Twitter Google+ RSS e-mail