Le Spose bambine

Ha scritto Alessia Niccolucci, il

anacronismi
Freud finì i suoi giorni tormentato dal rammarico di non essere riuscito ad accertare «cosa vogliono le donne».
Già, cosa vogliono le donne, e le ragazze prima ancora che lo diventino?
Confesso di prenderla alla lontana perché provo imbarazzo nell’affrontare il tema: ogni giorno ripetiamo a noi stessi quanto sia importante rispettare religioni, culture, abitudini di altri popoli. Lo insegniamo ai nostri figli. Ma è assurdo tollerare pratiche aberranti, quando si tratta di culture, nazioni, etnie diverse dalle nostre o semplicemente lontane dai nostri occhi perché «a loro va bene così». Non si può tollerare le storie di ragazzine portate via di notte dalle loro camerette e infilate nel letto di uomini fatti, addirittura anziani. O di spose bambine, magari con la tranquillità economica che prima non avevano, violate, sulla soglia della vita, in quel che c’è di più sacro vi è nell’esistenza umana: la dignità. Qualcuno ha il coraggio di dire che si tratta di matrimoni riusciti, più felici di quelli occidentali. Ma non è possibile scherzare con orrori come questi. Certo, un tempo anche in Europa – mi direte- nel Medioevo usava così: Ma la storia della civiltà si è evoluta e così come la schiavitù è stata abolita, così è tempo che la vita delle giovanissime donne sia tutelata, rispettata, difesa.

A riprendere in mano il saggio – scritto quarant’anni – fa dall’antropologa Elaine Morgan che Einaudi titolò L’origine della donna spiega che partendo dall’anello di congiunzione tra noi e la scimmia, si sia consolidata la convinzione che la femmina è proprietà del maschio: e «Se si è persuasi che le donne siano mentalmente inferiori, non ci si dà la pena di educarle e, finché non le si educa, rimangono mentalmente inferiori. Andando oltre, e lasciando capire che ogni indizio di non essere mentalmente inferiore è poco femminile, e quindi scostante per i maschi, è probabile che la donna stessa faccia tutto il possibile per nascondere un simile “difetto” in se stessa e per eliminarlo nelle proprie figlie».nEd ecco perché le madri possono perpetrare tali tradizioni: non sono felici, sono moralmente schiavizzate.

Pensare che Ildegarda di Bingen – una delle poche donne letterate del Medioevo che, finalmente, ha guadagnato posto nelle antologie scolastiche (esistono tante forme di censure) – 900 anni fa scriveva: «L’uomo e la donna sono l’uno il compimento dell’altro, senza squilibri di primogenitura».E persino allora, non la consideravano matta, ma la consideravano santa.
Sempre rileggendo la Morgan vediamo come l’antropologa racconti di come, migliaia di anni fa, un ominide riuscì finalmente a spiegare a suo fratello che le cose hanno un nome inventando così, il linguaggio. Ma per altre migliaia di anni, le parole vennero usate solo di fronte all’esperienza sensoriale dell’oggetto che indicavano. Finché un giorno una bambina emise i primi gorgeggi su una spiaggia e pronunciò, imitando il padre, la parola pesce. I genitori, inteneriti, sorrisero. Allora la piccola ominide, sapendo che quel verso rallegrava i genitori, continuò a ripeterla tutta la sera, anche se, nella grotta dov’erano tornati, non c’erano pesci. Ascoltandola, i genitori riuscirono, per la prima volta, a materializzare nella loro mente il pesce rimasto sulla spiaggia. Eravamo diventati animali intelligenti grazie alla necessità molto femminile di parlare di ogni esperienza, ogni sensazione, ogni paura che passi per la mente. «La piccola ominide– racconta la Morgan – quella sera continuò a cicalare finché il padre grugnì e si allontanò per dormire e finché la madre non le cacciò un capezzolo in bocca per farla tacere. Non era abbastanza affamata per succhiare, ma le piaceva tenerlo tra le labbra. Continuò a canticchiare tra sé e sé, a volte chiudendo le labbra intorno al capezzolo, a volte lasciandolo andare. E così facendo, coniò la parola bisillabica che ha dato nome all’intero ordine biologico dal quale era stata prodotta. Mamma– disse la piccola ominide – Mam-ma».
Andò più o meno così. O forse no, ma è bello immaginarlo.

(articolo pubblicato anche nel magazine Caffé News)


(video documento da National Geographic)

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Alessia Niccolucci Sono una scrittrice e un'insegnante
Scrivo romanzi, poesie, articoli da sempre e insegno a Roma. Ma considero la mia casa la Toscana da dove provengo. Vorrei dire di più ma è già tutto sul mio sito.
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