L’insegnante di sostegno
Una delle figure più civili della scuola moderna è l’insegnante di sostegno inserito tra le figure docenti dopo la apertura della scuola dei normodotati anche ai ragazzi diversamente abili.
Spesso è difficile convivere con le disabilità, poiché rallentano e generano disparità di trattamento che sovente, bambini e adolescenti non tollerano o non comprendono con facilità.
La sindrome di Down, l’autismo, la cecità o la sordità e le gravi disfunzionalità diventano convivenze possibili nella attività scolastica di ogni livello, grazie al lavoro del sostegno scolastico.
Purtroppo, come spesso accade in Italia, il canale preferenziale delle graduatorie e delle abilitazioni dei docenti di ogni classe al sostegno scolastico è stata la valvola di inserimento in ruolo usata da chi, stanco di attendere le lunghe file di assunzione o ancora, non pienamente abilitato nella propria classe di concorso ha così scavalcato le file e è arrivato al traguardo. Altresì, ancora, docenti che per gravi ragioni di salute non erano più abili all’insegnamento regolare ma nemmeno intendevano essere declassati per stipendio e posizione nel personale non docente o peggio, licenziati, si son piegati al sostegno scolastico.
Accade pertanto, che, di contro a tanti eroici insegnanti che si dedicano anche oltre il dovuto a questi ragazzi, ci si trovi di fronte non a personale motivato ma frustrato o maldisposto ad una funzione che non sentono gli appartenga. A farne le spese naturalmente, è il giovane assistito.
Il problema è sempre il solito e parafrasando Dante, chi è nato per far il soldato faccia il soldato e chi è nato per far il prete faccia il prete, o si avranno cattivi preti e cattivi soldati. E Dante si sa, era già un italiano.
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