“Quando parla, mente; quando promette, manca alla promessa data; quando ci si fida di lui, tradisce.”

Ha scritto Alessia Niccolucci, il

“Anche l’ipocrita ha tre segni di riconoscimento: quando parla, mente; quando promette, manca alla promessa data; quando ci si fida di lui, tradisce.” (Maometto)

Ipocrita è una parola greca:”ipòcrisis” e significa letteralmente “nascosto sotto o dietro” e per traslato intende “simulazione”. Difatti nel mondo antico l’ipocrita era l’attore sulla scena teatrale. Effettivamente, l’ipocrisia ha proprio a che vedere col tema della simulazione, della falsità, solo che il suo il palcoscenico non è il teatro, ma l’esistenza stessa.

L’ipocrita dunque recita per sembrare quello che non è. Da questo punto di vista, si potrebbe dire che tutti nella vita “facciamo un uso” pur modesto dell’ipocrisia, ad esempio in particolari occasioni sociali: abbiamo finto gioia quando abbiamo incontrato una certa persona, mentre in realtà volevamo evitarla o ci siamo mostrati gentili o cortesi quando eravamo invece arrabbiati. Questi comportamenti attengono però più al tema della diplomazia, ingrediente necessario in ogni ambiente sociale e opportuna quando non è il caso di esprimere senza filtri il nostro vero sentire. Pensiamo al corteggiamento amoroso; tutti sanno a cosa miri, ma non è ipocrisia seguire le norme rituali che questo prevede evitando di mostrare palesemente l’effettiva intenzione finale, ovvero l’accoppiamento. Un atteggiamento tanto provocatorio suonerebbe come un’offesa e il possibile partner se la darebbe a gambe levate!

Nessuno ama essere oggetto di un ipocrita, nemmeno l’ipocrita medesimo. Non per niente vengono particolarmente apprezzate le persone autentiche, quelle che riescono a mostrarsi per quello che sono, senza mascheramenti, il che non vuol dire imporre la (propria) verità ad ogni costo e sempre, ma evitare di dissimulare: non vergognarsi di quello che si è e non filtrare troppo le proprie emozioni o i propri sentimenti; sono quelle persone che mettono gli altri a loro agio perché con loro non occorre mettere in atto comportamenti difensivi stancanti e insoddisfacenti. Soprattutto, ci dimostrano che è possibile e vantaggioso essere sé stessi e che è possibile quindi amare, voler bene, lottare per raggiungere i nostri obiettivi anche senza sotterfugi mentali e senza sottoporre la nostra personalità alla maschera (di ferro) dell’ipocrisia e del perbenismo. L’ipocrisia è uno stressante sotterfugio infantile per procurarsi il dolcetto dell’accettazione e del possesso: alla lunga, non paga mai.

Persino in amore esiste l’ipocrisia. Purtroppo anche in ambito sentimentale possiamo finir vittime di un ipocrita. L’ipocrita in amore è ad esempio un uomo che, per opportunismo, si vuol presentare alla donna come sensibile e comprensivo mentre è per natura aggressivo e dotato di ben poca empatia: a volte ricopre il ruolo del consolatore, quello che raccoglie le delusioni amorose della donna, la compatisce per le sue sfortune, ma al solo scopo di approfittare della sua situazione di debolezza. Fare il consolatore per alcuni uomini è un mestiere: cercano vedove, divorziate, separate o madri single e si propongono dapprima come persone sulle quali contare: in realtà lo scopo primario è di arrivare al rapporto sessuale quanto prima, pagando il minor prezzo emotivo possibile. Sono quelli che scompaiono improvvisamente, raggiunto il risultato, o scappano se intravedono un coinvolgimento duraturo. Nell’ipocrisia c’è un forte narcisismo: vuole piacere e basta, vuole avere e non dare. Ma vale anche per certe signore a caccia di sicuri porti e benessere assicurato, costi quel che costi; si legandano ad uomini che detestano o che non amano solo per condividerne le ricchezze.

Ma il terreno più fertile per gli iposcriti è il mondo del lavoro, dove gli interessi economici o l’ambizione portano facilmente a conflitti e rivalità. Probabilmente in ufficio tutti hanno avuto a che fare con persone ipocrite, di molti generi: c’è quella che finge ammirazione e ci riempie di lodi inutili per poi sgravarsi da compiti sgradevoli affidandoli guarda caso proprio a noi: fallo tu, che lo fai meglio di tutti! Poi c’è chi, fingendo solidarietà e amicizia, agisce nell’ombra screditandoci in modo “soft”, allo scopo di guadagnare gradimento presso i capi. L’ansia di raggiungere posizioni di potere fa poi assumere all’ipocrita la maschera dell’osservatore neutrale ma competente che alla fine dà sempre l’appoggio alla persona con più potere o a quella che può assicurargli il trattamento migliore.

Sul lavoro l’ipocrita è spesso il paciere, quello trova argomenti buoni sia in quello che è stato espresso dalla persona A sia in quello espresso dalla persona B, così da rendersi simpatico e benvoluto da ambedue e conquistarsi una posizione di intelligente intermediario, cosa in genere apprezzata dai superiori. Della sua vera opinione, naturalmente, nessuno sa…

Ma la maggiore ipocrisia sul lavoro è forse quella agita dalle persone che detengono un elevato potere decisionale i quali, magnificando il valore dei collaboratori, li spronano verso obiettivi improbabili che richiedono sforzi immani, dichiarandosi disponibili e aperti a discutere con ognuno riconoscimenti e ricompense, senza che questo poi avvenga. Si tratta di un’ipocrisia di ruolo: la loro maschera è funzionale solo a raggiungere posizioni più gratificanti economicamente o di maggior potere e peso aziendali. Ma è anche ipocrisia sociale, quando tenta di dissimulare i veri pilastri su cui poggia qualunque azienda (mission al profitto e struttura gerarchica), fingendo che si tratti di una grande famiglia, dove tutti hanno un ruolo indispensabile….

In ognuno dei casi o dei terreni in cui vi sorga il dubbio di aver difronte la persona sbagliata, è bene prendere il coraggio a due mani e metterla alla prova per capire quanto bene davvero ci voglia..o quanto male!
Se avete un dubbio circa il comportamento di una persona, una buona cartina al tornasole è far presenziare una persona terza (che non la pensa come voi) a un incontro con il presunto ipocrita: se lo è veramente si tradirà poiché non riuscirà a fingere con voi e contemporaneamente con l’altro, cercherà di rendersi gradito ad entrambe, magari profondendosi in complimenti fuori logo mentre è difficile dare ragione a due persone che hanno opinioni diverse e le sostengono apertamente.

Inoltre il linguaggio del corpo non mente: ad esempio l’ipocrita tende a nascondere le mani nelle tasche, il suo sorriso non coinvolge tutti i muscoli facciali ma solo la bocca mentre i suoi occhi sono mobili ma raramente guarda negli occhi l’interlocutore. Inoltre non appare rilassato ed i movimenti spesso affrettati o goffi. Se in difficoltà, attira l’attenzione su aspetti secondari come l’abbigliamento o il tempo, cerca terreni neutri di discorso, per evitare a tutti i costi di esporsi.

Perché lo fanno? Verrebbe da chiedersi. L’ipocrisia è definibile come una specie di malattia sociale, a volte contagiosa, che nasconde dietro sembianze amichevoli una volontà di potenza mirata al possesso di un bene, di una posizione, ma anche alla conquista della benevolenza o dell’affetto di una persona, senza che questo scopo primario (la conquista) sia dichiarato, anche quando legittimo. Ma perché l’ipocrita dissimula e camuffa le sue vere intenzioni? Il motivo è il suo intimo senso di inadeguatezza e d’incapacità a relazionarsi e a interloquire adeguatamente col mondo esterno.

Merita una piccola citazione anche l’ipocrisia in famiglia. I parenti non si scelgono, naturalmente: ma nemmeno si usano.

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Alessia Niccolucci Sono una scrittrice e un'insegnante
Scrivo romanzi, poesie, articoli da sempre e insegno a Roma. Ma considero la mia casa la Toscana da dove provengo. Vorrei dire di più ma è già tutto sul mio sito.
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