La scelta

Ha scritto Alessia Niccolucci, il

Aut-aut, o-o: cosa fare di fronte al dubbio di una scelta? Aspettare che dal cielo arrivi un soccorso o agire subito, bruscamente? O ancora attendere e sopportare?

Di fronte al dubbio, la scelta giusta è sempre la più difficile.

Capita e capiterà a chiunque il dubbio del: cosa devo fare? Il dubbio nasce dal disagio, a volte dal dolore addirittura o dall’infelicità più scura.

A volte nasce dal desiderio di felicità o di soddisfazione, a volte dall’ambizione. In questi ultimi casi spesso, la scelta giusta talvolta, è la più audace e come insegna la storia, anche temporeggiare è audace, aspettare il momento giusto.

Ben insegna Giulio Cesare, il grande generale, che sceglieva sempre di iniziare una battaglia partendo sfavorito, scegliendo volontariamente cioé, di schierare l’esercito sul lato del campo di battaglia più scosceso, più difficile per le condizioni, più disagiato, dando così al nemico la sicurezza del vantaggio, poiché lui ben sapeva, che partire da sotto rende più saldi e partire da sopra più imprudenti.

Del resto questo era vero per Cesare, ma Napoleone invece, agiva diversamente eppure sempre vinceva. E allora quale era il loro segreto?

Quello di conoscersi, in primis, sapere dove e come si vuole arrivare, sapere se si è galli o leoni, scimmie o topi ed agire secondo la nostra natura. Un leone non può comportarsi come un topo o perderà, il topo non può sentirsi un leone o perderà. Conoscersi.

Molta gente ritiene che se anche si è sempre stati solo topi, non è corretto far vincere un leone e che la società, la mamma, il professore, l’amico o il capo, devono dare loro, in nome della loro pochezza, il diritto di essere leoni per un giorno. Mai scelgono di lavorare per diventare leoni o di accontentarsi di essere topi. Mai, almeno da quando si è entrati nella modernità di questi ultimi anni in cui vincere ed essere accontentati diventa un diritto. Ma chi l’ha detto? La natura è stata dimenticata anche in questo, il senso della realtà, l’artificio che sostituisce la verità. E questa pretesa la chiamano giustizia. Questo è non scegliere e pretendere che altri, più forti, scelgano per noi che non ci sprechiamo di lavorare dentro, di affrontare il nostro disagio, a cambiare la nostra sorte.

Ma se invece la scelta parte da un dolore, dai disagi di una scelta sbagliata, dalla sofferenza di un lavoro o matrimonio difficili, quale sia la scelta giusta, in cuor nostro lo sappiamo, ma ci chiediamo se quella soluzione che sembrerebbe sciogliere i nodi sarà poi corretta anche per chi ci sta intorno, per chi amiamo. Oppure solo per noi, spaventati dal giudizio del mondo, di chi amandoci pretende di dominarci coi sensi di colpa o con le paure, i disagi che non ci appartengono ma di cui altri ci caricano.

Dante nell’Inferno chiama ignavi coloro che non scelgono e ne parla con disprezzo poiché ritiene un terribile peccato non scegliere: il mondo non avrà memoria di loro, scacciati sia da Dio che dal diavolo. Scegliere quindi, è un dovere morale verso noi stessi e verso gli altri che da noi dipendono.

La scelta giusta è sempre la più difficile, è sempre quella che implica più coraggio, litigi o riprovazioni, sensi di colpa. Ma fare la scelta sbagliata ci porta a avere la punizione peggiore, quella di sentirsi in colpa verso se stessi per non scontentare gli altri. E questo è l’inferno.

E poi c’è l’amicizia che ci soccorre e ci aiuta.

La porta del Paradiso è sempre la più stretta, dove meno piana è la strada e in Paradiso non ci si va in carrozza, ma a piedi: qualcuno ci va volando, se scegliendo, ha meritato di avere le ali.

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Alessia Niccolucci Sono una scrittrice e un'insegnante
Scrivo romanzi, poesie, articoli da sempre e insegno a Roma. Ma considero la mia casa la Toscana da dove provengo. Vorrei dire di più ma è già tutto sul mio sito.
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