Intervista del 2/3/2009 da Target Torrino

Ha scritto Alessia Niccolucci, il

ROMA – Giulia deve imparare sin da piccola a sopravvivere alla sofferenza e a riconoscere l’amore. Maria deve lottare contro l’indifferenza di suo padre, abbandonare i suoi affetti per vivere di quel sentimento che non ha mai conosciuto. Alessia Niccolucci torna in libreria con “Giulia e Maria”, il secondo capitolo della serie “Donne che parlavano con gli alberi”, edito dalla Pendragon di Bologna. La scrittrice romana continua con questo romanzo la serie iniziata con “Filomena”, il primo capitolo della quadrilogia dedicata alla storia della sua famiglia. Quella di “Giulia e Maria” è la storia di due generazioni a confronto, due donne legate da un uomo, madri e mogli che si ascoltano, rinunciano e decidono per amore. Il racconto è ambientato nell’Ottocento in una Toscana dal sapore antico e intriso di sentimento. Giulia, dopo la morte prematura dei genitori, si scontra con la cattiveria di Elvira e la prepotenza degli uomini. Maria deve accettare di vivere con gli zii e imparare l’amore per un uomo. Le storie di Giulia e Maria non si incontrano, ma si sfiorano, attraversano più di mezzo secolo di storia italiana, un periodo nel quale gli importanti cambiamenti sociali e politici emergono, ma non intaccano l’andamento delle semplici vite dei personaggi. Tra storia e romanzo, ricordi e suggestioni, il secondo libro di Alessia Niccolucci è un affresco di una società che è stata il nostro passato e dalla quale dovremmo attingere per costruire un futuro più solido e duraturo.

“Tramontano stelle e ora comprendo che risorgeranno. Lo possono ora, perché quello che è stato può essere ancora, stavolta con me”.

Chronica, dopo aver cercato di raccontarvi l’intreccio e gli intenti del libro ha conosciuto meglio l’autrice, Alessia Niccolucci, per offrirvi una più ampia visuale della letturatura e dei suoi retroscena.

“Giulia e Maria” è un romanzo storico?
Giulia, Maria e tutti i personaggi di questo romanzo vivono il loro presente e si calano nei panni senza essere consapevoli della loro importanza, del loro importante bagaglio di tradizioni che ci trasmettono.

Il tuo è un libro apolitico o ha una qualche presunzione in questo senso?
I personaggi dei miei romanzi non vivono le loro vite in relazione alla politica, infatti sono personaggi che non sono né interpretati né interpretabili per mezzo di essa. Oggi non abbiamo bisogno di altre guide o nuovi giudizi politici: gli anziani e le radici possono essere, se letti in chiave moderna e non enfatizzata o sentimentale, guide civili in grado di indicarci la strada da imboccare.

Come sei arrivata a pubblicare per la Pendragon?
In verità è stato un caso, avevo dato il manoscritto a un carissimo amico di famiglia che vive a Bologna per farlo girare; lui l’ha fatto e in occasione di una festa ha conosciuto l’editore, Antonio Bagnoli, a cui ha fatto avere il manoscritto. Questi, dopo aver letto la prima delle quattro donne, “Filomena”, si è convinto di questo lavoro e mi ha contattata. Così è nata la nostra collaborazione. Prima di lui, per cinque anni ho dato in lettura il mio manoscritto a case editrici importanti e a case minori romane: le prime non erano interessate poiché ritenevano il romanzo poco adatto alle loro esigenze editoriali, mentre quelle romane minori spesso si rivelavano poco oneste con i giovani scrittori.

Da dove nasce la forza delle tue donne?
La forza di quelle donne, delle mie nonne, nasce dalla sicurezza di ciò che erano, di quale fosse il proprio posto e il proprio ruolo nel mondo circostante. Erano donne che non parlavano molto con i loro uomini, ma che sapevano ascoltare le necessità e i bisogni, le “essenze” degli altri per saper gestire i comportamenti di tutti.

Vedi una tendenza delle donne moderne ad “abortire” la propria natura?
La donna, per sua natura, ha maggiori responsabilità nei rapporti umani ma, non può e non deve sostituirsi all’uomo. Ognuno ha i propri ruoli, ma i comportamenti delle donne e degli uomini hanno portato a un forte squilibrio, il quale ha condotto l’uomo a non sentirsi più amato e stimato, messo in discussione e scoraggiato e la donna a sentirsi abbandonata e forzata a caricarsi anche di pesi non suoi.

Vedendo questo cosa hai voluto sottolineare nei tuoi personaggi?
Ho voluto sottolineare la forza o l’assenza dell’amore che è una spinta alla vita. La forza dell’amore, quando è presente, sprigiona talmente tanta energia da sopportare qualsiasi dolore: quella forza in grado di far vivere Maria attraverso l’amore e il suo contrario o come Elvira che, invece, distrugge la vita.

Giulia e Maria in cosa si somigliano?
Entrambe prendono in mano la loro vita e affrontano cambiamenti radicali rimanendo donne con una loro grande forza.

Cosa ci hanno lasciato?
Di loro rimane il coraggio di credere nei cambiamenti come forma di evoluzione.

Non pensi che oggi si sia perduta la ricchezza del rapporto con gli anziani?
Credo si sia perso il “valore” dell’anziano, infatti, oggi la figura dell’anziano permane in quanto nonno non come persona portatrice di valori. Oggi nessuno si vuole sentire anziano quindi si è andato perdendo il ruolo che in passato ricopriva.

Oggi i tuoi personaggi come vivrebbero?
I personaggi che racconto, in un contesto attuale, sarebbero in grado di “raddrizzare” questo mondo donando nuovo equilibrio. Loro non sono persone che rinuciano, non mentono a se stessi, ma accettano i propri limiti e i propri ruoli.

Libri come questo possono veramente aiutare a vivere e ritrovarsi in modo migliore?
In questo libro c’è e si respira amore, si riscopre l’importanza di pensare a se stessi e agli altri attraverso dei personaggi che non hanno il bisogno di dimostrare qualcosa ma sono “un ponte” gettato oltre il fiume. Oggi, invece, abbiamo bisogno di dimostrare perché non sappiamo cosa siamo. “Giulia e Maria” potrebbe essere un messaggio che arriva ad un orecchio predisposto ad ascoltare.

A chi è rivolto il tuo libro?
Il mio libro è un messaggio che vuole arrivare soprattutto alle donne che, secondo me, devono prendere in mano l’attuale situazione sociale e imparare nuovamente a educarsi per poter educare. Sono consapevole che oggi le donne sono perse o dietro i doveri o dietro la loro totale assenza.

Il tuo è libro è di nicchia?
È un libro che, in genere, è diretto alle donne, ma non è nato come libro di nicchia e non lo è. Ha un linguaggio fruibile e parla dell’amore, quindi ha l’obiettivo di arrivare a tutti.

C’è bisogno di un ritorno alla tradizione o la tua tradizione è simbolo di modernità?
La tradizione non va dimenticata, ma in questi libri alla mia tradizione ho aggiunto degli elementi psicologici moderni e universali che possono essere facilmente colti e che sottolineano l’importanza delle radici nella modernità.

Le tre parole che preferisci. Curiosità, amore e occhi

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Alessia Niccolucci Sono una scrittrice e un'insegnante
Scrivo romanzi, poesie, articoli da sempre e insegno a Roma. Ma considero la mia casa la Toscana da dove provengo. Vorrei dire di più ma è già tutto sul mio sito.
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